Immigrazione ci prendono in giro sul problema?

Nel 2018 uno dei problemi principali che sta affliggendo la società è il fenomeno migratorio, trattato a più riprese da partiti politici sia di destra che di sinistra, i quali dibattono sulla questione-migranti come risorse o “pesi” da riportare nel Paese natio. 

Perché si emigra? Si emigra per scappare da guerre, situazioni di disagio, per trovare fortuna, per migliorare il proprio status. È un bisogno innato. Se da una parte non si sta bene, si va via o si resta per migliorare, ammettetelo anche voi: almeno una volta nella vita avete pensato “Quasi quasi vado a Londra per cambiare tenore di vita”. Che cosa sareste lì? Sì, sareste un emigrato trattato forse in maniera peggiore da come vengono trattati qui i “nostri” migranti.

Quindi qual è il vero problema? Le persone che trovano qui rifugio o la mancanza di una politica che regolamenti il flusso migratorio? Ovviamente la risposta è scontata. Vi è un problema di regolamentazione. 

C'è chi dice “Accogliamoli tutti”, chi dice “Rimandiamoli a casa loro”. Analizzando i due punti vorrei farvi capire perché entrambe le proposte, così espresse, siano irrealizzabili. 

“Rimandiamoli a casa”: senza accordi bilaterali non si manda a casa proprio nessuno. Non si può spedire neanche un pacchetto postale senza il consenso di un'altra persona, dunque è altrettanto impossibile “rispedire indietro una persona” in un altro Stato dove, nella maggior parte dei casi, non vi è nemmeno un governo stabile.

“Accogliamoli. Sono possibili risorse per la nostra Italia”: vi è un problema, cosa gli permettiamo fare una volta che vengono accolti? Niente. Vivono in modo reprimente, ammassati in stazione per stazione, oppressi anche qui per ovvi motivi. La maggior parte è portata a delinquere, spacciare, rubacchiare il cibo in piccoli o grandi supermercati. Nessun uomo, donna o bambino può vivere a queste condizioni, in nessun Paese.

Qual è la giusta via che non viene proposta, invece? Secondo me la giusta opzione è quella di creare occupazione, proponendo una politica di industrializzazione, rimettendo in sesto in Italia quelle fabbriche “fuggite” all'estero per il troppo costo (la flat tax sarebbe una idea vincente in questo campo) e salvare il poco “salvabile” che è rimasto. Lo Stato, inoltre, potrebbe creare aziende statali per dare occupazione, finanziando opere pubbliche o offrendo servizi. 

Basta buttare un occhio sulla Brianza per capire che il problema è tristemente palpabile: un tempo piena di fabbriche, ora tutti vendono cose e non vi è più produzione, così come in molte altre città italiane. 

Non è forse arrivato il momento di rincominciare a produrre anziché vendere solamente?

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